NEL RISTORANTE DI ALICE
Sono trascorsi centocinquant’anni da quel lontano 1865 in cui Charles Lutwidge Dogson, in atre Lewis Carroll, scrisse per gioco una storia, dedicandola ad Alice Liddel figlia di Henry Liddel decano del Christ College di Oxford, dove l’autore insegnava matematica.
Eppure dopo centocinquant’anni questa storia surreale e sorprendentemente moderna continua ad affascinare e travolgere gli artisti. Così ho scelto di raccontare la mia Alice attraverso un progetto che mostra la delicatezza di visione e la spiccata sensibilità di questa giovane artista; nelle immagini, ispirate da un piccolo teatro di cartone, scorrono davanti ai nostri occhi le avventure della piccola Alice, che all’età di sette anni vive, in un solo giorno, vicende inimmaginabili. Nelle fotografie, come nel racconto, il tempo si annulla, ora e domani divengono una sola cosa, ed è cosi che attorno al tavolo del Cappellaio si festeggiano all’infinito inafferrabili ricorrenze. Tutto accelera e tutto rallenta, ciò che è grande diviene piccolo, ciò che è minuto diventa irraggiungibile. Come attori di un teatro di improvvisazione i personaggi di Alice si muovono spinti dal caos e dall’imprevedibilità, e forse è proprio in questo che consiste il fascino suscitato dal libro di Carroll, reale e irreale si confondono, e noi come Alice nel suo paese delle meraviglie cerchiamo una via di uscita dalla normalità.
Eppure dopo centocinquant’anni questa storia surreale e sorprendentemente moderna continua ad affascinare e travolgere gli artisti. Così ho scelto di raccontare la mia Alice attraverso un progetto che mostra la delicatezza di visione e la spiccata sensibilità di questa giovane artista; nelle immagini, ispirate da un piccolo teatro di cartone, scorrono davanti ai nostri occhi le avventure della piccola Alice, che all’età di sette anni vive, in un solo giorno, vicende inimmaginabili. Nelle fotografie, come nel racconto, il tempo si annulla, ora e domani divengono una sola cosa, ed è cosi che attorno al tavolo del Cappellaio si festeggiano all’infinito inafferrabili ricorrenze. Tutto accelera e tutto rallenta, ciò che è grande diviene piccolo, ciò che è minuto diventa irraggiungibile. Come attori di un teatro di improvvisazione i personaggi di Alice si muovono spinti dal caos e dall’imprevedibilità, e forse è proprio in questo che consiste il fascino suscitato dal libro di Carroll, reale e irreale si confondono, e noi come Alice nel suo paese delle meraviglie cerchiamo una via di uscita dalla normalità.